le scuse del climber

Le scuse del climber

Lo abbiamo fatto tutti. Nessun climber resiste alla tentazione all’autocommiserazione ed il motivo è semplice: se hai una buona scusa per non arrampicare al meglio, in ogni caso sarai a posto con la tua coscienza e nei confronti dei compagni di arrampicata. Se hai arrampicato male era perché avevi quel guaio lì, se hai arrampicato bene è “wow, sei andato forte malgrado quel guaio lì”.

Le scuse del climber sono le più varie e possono spaziare dal classico “è da una vita che non arrampico” rivolto al proprio partner, quando segretamente andiamo ad arrampicare con gente diversa a lui sconosciuta almeno tre volte alla settimana.

Fino a scuse più raffinate del tipo “ho dormito poco”, “ho mangiato male”, “le scarpette risuolate non sono precise”, “è una via morfologica”, e la sempre verde tendinite.

sherman

John “Verm” Sherman è una delle icone del boulder americano e molte delle sue scanzonate foto hanno spesso fatto il giro del mondo nel passato. Difficile che qualcuno non ne abbia vista almeno una!

L’invenzione della scusa perfetta è un’arte di cui non è facile avere piena padronanza, se vuoi essere credibile nei confronti del tuo partner devi rispettare una serie di regole per far sì che il tuo socio si beva ogni tua scusa. Qui riassumiamo le 10 regole per la scusa perfetta, stilate dal maestro John Sherman alla fine degli anni novanta:

Regola numero 1

Pensa alla tua scusa in anticipo. Prima è, meglio è. Semina in anticipo. Non aspettare di arrivare in falesia, lascia cadere degli indizi con nonchalance il giorno prima o anche la settimana prima. Una scusa anticipata beneficia di un ulteriore bonus: nel caso in cui tu riesca a fare la via, puoi dire di averla fatta “contro ogni previsione“.

Regola numero 2

Sii furbo. Portati dietro un contenitore da 100 pillole di antinfiammatorio con una sola pillola dentro. Scuoti la pillola solitaria e quindi mormora a mezza voce “…queste confezioni da 100 una volta mi duravano molto di più“.

Regola numero 3

Fai lavoro di squadra. Coinvolgi un complice ignaro e forzalo a farti domande sul tuo stato di salute in presenza di altre persone. Il tuo malanno sembrerà molto più credibile.

Regola numero 4

Non tralasciare le conseguenze dello stress mentale. Se stai affrontando una separazione infatti sei legittimato a far pensare che lo stress ti stia divorando, inficiando la tua concentrazione in parete.

Regola numero 5

La tua scusa deve essere migliore di quella del tuo socio. Non andare mai ad arrampicare con uno che ha subito più operazioni e traumi di te.

Regola numero 6

Contrattacca. Se hai violato la regola numero 1 e sei stato sgammato, allora è venuto il momento di mettere il bastone tra le ruote al tuo compagno e quando sta facendo il passo chiave bisogna alzargli le aspettative dicendo “vedrai che andrà bene”, “l’altra volta l’hai fatto così”. A questo punto se il compagno vola è solo perché è una pippa.

Regola numero 7

Usa segnali non verbali: una lettera di licenziamento casualmente lasciata sul sedile della macchina, un inalatore da asma che cade per terra al momento giusto.

Regola numero 8

Un vero artigiano non incolpa mai la propria attrezzatura, ma sempre quella degli altri. Se stai partendo per un tentativo usa sempre l’attrezzatura del tuo socio. Addocchia innanzitutto il suo portamateriale fai domande innocenti del tipo “ma questi rinvii di che marca sono? Sono nuovi? Li posso provare?“. Se sei proprio costretto a usare la tua attrezzatura ricordati di aggiungere ogni tanto qualcosa di nuovo e quando stai per partire fai dichiarazioni ad alta voce tipo “… Ah oggi voglio proprio provare questo nuovo friend che non ho mai usato!“.

Regola numero 9

Indossa sempre la maglietta. Se hai muscoli ultra definiti senza maglietta le persone lo sapranno. Nessuno sarà particolarmente impressionato quando liberi una via e tutti invece ti prenderanno per il culo se ti appendi. Le uniche eccezioni alla regola della maglietta sono se hai ferite (vedi sopra) o se hai una pancia da bevitore di birra seriale.

Regola numero 10

Non usare mai e poi mai delle scuse reali. Nessuno ti crederebbe mai.