arcuare

Arcuare sì, arcuare no

Se pensiamo a vie iconiche come La Dura Dura in Catalogna o Hyaena a Finale Ligure avremo subito la visione di lanci potenti e minuscole tacchette. Arcuare su vie come queste diventa fondamentale. L’arcuata delle dita è una tecnica di arrampicata avanzata utilizzata per tenere le prese più piccole. Consiste in una iperestensione della falange distale del dito (quella più vicina all’unghia) contemporaneamente ad una flessione della falange di mezzo. Una sua variante molto efficace – e per questo molto amata – è con il pollice sovrapposto alle altre dita, in modo da raggiungere il massimo della chiusura. La presa arcuata è considerata molto pericolosa e per alcuni andrebbe evitata come la peste. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.

 

Sarete forse stupiti di sapere che le nostre dita non possiedono muscoli flessori. I muscoli flessori della mano, quelli che piegano le nostre dita, si trovano solo lungo i nostri avambracci. Ciò che attraversa le dita sono le terminazioni tendinee dei muscoli flessori. I tendini sono strutture che uniscono e fissano i muscoli alle ossa. Si trovano infatti nel luogo di origine del muscolo e in quello dove va a inserirsi sull’osso. Nel caso specifico delle dita, i tendini flessori le attraversano dentro un’apposita guaina lubrificante e nutritiva e vanno poi ad inserirsi sulla falange media e su quella distale di ogni dito. Così facendo possiamo muovere in modo isolato e in diverse direzioni le singole dita.

 

Al fine di trasmettere al meglio la forza contrattile, i tendini flessori hanno bisogno di essere mantenuti costantemente aderenti alle ossa. Per risolvere questo problema, Madre Natura è venuta in nostro soccorso creando ad hoc una serie di legamenti chiamati pulegge. Situate in diversi punti strategici lungo il dito, le pulegge formano una specie di ponte sotto il quale i tendini dei muscoli flessori possono scorrere sempre vicini alle ossa. Inoltre, grazie alla guaina lubrificante, viene permesso uno sviluppo massimo della forza con la minima frizione.

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“Purtroppo” Madre Natura non ha pensato che ad un certo punto della storia umana nascesse l’arrampicata. Le nostre dita rappresentano uno dei distretti muscolo-scheletrici più classici dove si formano lesioni da sovraccarico, cioè patologie legate a sollecitazioni eccessive e ripetute, proprio come quelle dovute all’arrampicata. Si stima che almeno la metà di tutte le patologie da sovraccarico funzionale subite dagli arrampicatori si verifichino alle dita. É stata anche dimostrata una diretta correlazione tra l’incidenza di queste lesioni e il numero di anni di arrampicata alle spalle.

Studi in laboratorio per capire meglio l’entità del sovraccarico alle dita hanno dimostrato che una singola puleggia è in grado di sopportare fino a 400 Newton. Tuttavia, tali studi vengono effettuati di norma su cadaveri e in assenza di un movimento vero e proprio. Fuori dal laboratorio e nel mondo reale entrano in gioco anche altri fattori come l’angolazione del dito rispetto alla forza di gravità, le contrazioni dei flessori e degli estensori della mano e l’impatto delle dinamiche rotazionali e traslazionali del movimento, per non parlare di variabili esterne come una caduta improvvisa.

Ulteriori ricerche hanno misurato i carichi causati dalle diverse prese della mano e la reazione delle strutture delle dita a questi carichi. É proprio la presa a dita arcuate quella che causa più lesioni e rotture delle pulegge in caso di un aumento improvviso del carico, come per esempio quando abbiamo un lancio su una piccola tacca o quando un piede scivola all’improvviso. Le dita più coinvolte sono il medio e l’anulare a causa della loro posizione centrale nella mano e a causa del fatto che l’anulare non sia protetto efficacemente dal lato del mignolo.

 

Dopo tutta questa teoria passiamo ora ai nostri consigli. Non si può dare sicuramente una risposta generica a tutti in quanto il discorso è molto vario e complesso. Sconsiglieremmo categoricamente ad un principiante di arcuare su ogni presa, mentre spesso non vi è alternativa all’arcuata su vie con piccole tacche. Ogni linea che arrampichiamo è un mondo a parte e più saliamo di livello più veniamo confrontati con prese piccole e poco sporgenti e con inclinazioni che aumentano in modo esponenziale il carico sulle dita.

 

Molti principianti iniziano ad arcuare prima ancora di sviluppare una buona presa aperta. Per questo motivo siamo dell’idea che l’arcuata andrebbe eseguita quando già possedete una buona tecnica di base e un livello adeguato di fitness. Abbiamo inoltre visto che sono spesso errori e piccoli incidenti come un piede che scivola o un lancio venuto male a dare il “colpo di grazia” ai già stanchi e sovraccaricati tendini e legamenti delle dita. Tali incidenti potrebbero essere spesso evitati acquisendo una migliore tecnica e una maggiore esperienza.

 

Molto dipende dalle ripetizioni del gesto e dall’intensità con la quale si arrampica. Solitamente non ci si fa male la prima volta che si prova un’arcuata, se è stato effettuato un buon riscaldamento preliminare. É quando il gesto è stato ripetuto innumerevoli volte, quando sopraggiunge la stanchezza o semplicemente quando le dita sono state troppo sollecitate, che potrebbe succede qualcosa che non vorremmo succedesse.

 

Considerate l’arcuata come un jolly che vi può tirare fuori da situazioni difficili ma che potete giocare solo di rado. Evitate cattive abitudini come arcuare quando vi allenate a secco (a meno che non sia un requisito del vostro training specifico) e quando arrampicate al di sotto del vostro massimo. Sconsigliamo la presa a dita arcuate anche nell’arrampicata indoor, un po’ perché è da stupidi rischiare di farsi male quando ci si sta solo allenando e un po’ perché quasi sempre esistono altre soluzioni per superare il passaggio. In generale, fate attenzione a come afferrate le prese. Esercitatevi ad utilizzare le dita diversamente e a prendere in altre posizioni. Verificate anche se uno spostamento del peso corporeo vi possa aiutare a tenervi di più, sviluppando così meno forza con le dita.

 

Chiudiamo facendo un chiarimento sul nastro per le dita. Molti arrampicatori sono convinti che il taping aiuti a trasferire meglio il carico e quindi diminuisca il rischio di infortuni e sovraccarico a tendini e pulegge. Non è purtroppo così. Nastrare le dita in modo profilattico può però essere utile quando andiamo al limite e quando dobbiamo affrontare un passaggio potenzialmente rischioso. É anche consigliato quando abbiamo già sofferto di patologie a tendini e legamenti delle dita, ma solo nei primi tempi di ritorno all’arrampicata.

 

Come disse un arrampicatore molto famoso più di 20 anni fa “Il cervello è il muscolo più importante in arrampicata”. Usate il vostro giudizio.

 

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