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Chi è Marc-Andrè Leclerc e perchè se ne è parlato tanto

Marc-André Leclerc (10 ottobre 1992 – 5 marzo 2018) è stato un alpinista canadese, eccezionale per il controllo mostrato in difficili pareti affrontate spesso in solitaria e free solo, su terreno misto roccia e ghiaccio, morto in giovane età in una circostanza tutt’oggi non chiarita.

Perché se ne è parlato tanto?

In Italia è uscito tra il 7 ed il 9 marzo del 2022 il film che ne documenta la vita e le imprese, The Alpinist.

Chi ha visto il film ha capito che Marc-André è un personaggio particolare, un po’ fuori dal prototipo (ammesso che ce ne sia uno…) dell’alpinista contemporaneo, slegato da sponsorizzazioni o spedizioni commerciali, fuori dagli schemi e dagli schermi. Infatti, il film-documentario mostra per lo più riprese di un film sulla sua vita che si era iniziato a girare, ma che non fu mai finalizzato, perché Marc soffriva lo stare di fronte ad una telecamera. Affrontare vie in free solo con gli addetti alle riprese attorno per lui non era più una salita in solitaria. Per Marc- André l’affrontare vie in freesolo non richiedeva solo il ridotto uso di materiali, ma anche l’assoluta armonia con il contesto e con la roccia o ghiaccio in parete. Per questo, il film sulla sua vita non è mai stato terminato: Marc ogni tanto spariva per mesi, senza far sapere dove si trovasse, lasciando detto solo a impresa compiuta cosa avesse fatto.

marc-andrè leclerc

Leclerc è stato descritto nel docu-film e da ciò che la sua ragazza e amici hanno riportato di lui, come un personaggio slegato dalla società contemporanea. Alpinista forte, mentalmente e fisicamente, appare come un ricercatore di se stesso e dei propri valori in circostanze montane e isolate. Marc sembra essere distante dai record e dai cronometri, relegando invece più valore alla spiritualità, alla scoperta di sé ed alla ricerca di un suo stile di vita, come esploratore, allontanandosi dalla competitività alpinistica dei giorni nostri.

 

Per questi motivi, e probabilmente anche per la sua prematura morte a soli 26 anni, la sua vita a qualcuno ricorda quella dell’esploratore solitario, che aveva fatto perdere le tracce di sé eliminando documenti di riconoscimento, vivendo con lavori saltuari e dando prova di grande adattamento della vita all’aria aperta, Christopher Johnson McCandless (alias Alexander Supertramp, quello del libro e film Into the wild).

Christopher McCandless

Noto per le sue numerose e varie ascese in solitaria attraverso le più maestose pareti e vette del mondo, affrontando arrampicate complesse, su roccia, ghiaccio e misto; tra le più epiche ascese di Marc si possono ricordare le prime salite solitarie invernali della Torre Egger in Patagonia e della parete Emperor del Monte Robson, fino ad allora inviolate con questo stile di salita più che essenziale.

Rolando Garibotti, tra i massimi esperti delle montagne patagoniche, disse “Non esiste assolutamente nessun altro alpinista che faccia salite di questa difficoltà senza protezioni o quasi, in solitaria, come fa Marc André Leclerc”.

Come è cresciuto Marc?

Cresciuto con la madre nella Columbia Britannica, si innamora dell’arrampicata a soli 8 anni. Da quel momento è un crescendo di pratica, esperienze e passione. Prima con l’indoor nella palestra vicino casa, poi sulle montagne, spesso anche passando la notte all’addiaccio da solo.

Quando Leclerc scoprì la sua passione per le salite in solitaria, la tranquillità e l’equilibrio richiesti, l’isolamento e l’essenzialità dello stile di vita, non smise più di farle. Anzi, quando conosce la sua ragazza Brette Harrington, scalano assieme numerose nuove vie in libera e anche in free solo. Gripped Magazine ha affermato che nel 2016 Brette è stata “uno dei migliori alpinisti al mondo” e nel 2017 la rivista Forbes l’ha nominata una delle migliori sportive da tenere d’occhio; insomma, una forte coppia nella “non scena” dell’alpinismo volutamente nascosto del mondo di Leclerc.

marc-andrè leclerc brette harrington

Marc-André Leclerc e la compagna Brette Harrington

 

Leclerc trascorse molto del 2015 nel sud della Patagonia argentina. Il 21 febbraio realizzò la sua prima salita in solitaria di The Corkscrew (VII+ A1) sul Cerro Torre. Sul suo social scrisse che questa ascesa “sembrava un piccolo ‘passo nel futuro’ per così dire…” nel tentativo di realizzare il sogno di diventare un esploratore. Nello stesso anno, Leclerc realizzò la seconda salita in free solo della via Tomahawk / Exocet Link Up sull’Aguja Standhardt in Patagonia, per poi proseguire con la conquista della Torre Egger, completando la sua “Torres trifecta” in solitaria.

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Nel 2016 fu il primo a salire in solitaria la via Infinite Patience sull’Emperor Face del Mt. Robson. Dopo aver completato questa scalata, ha scritto:

“sono stato intimorito dalla forte aura (dell’Emperor), ma alla fine siamo diventati amici e il re ha voluto condividere generosamente le sue fortune, lasciandomi davvero una persona molto più ricca”.

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L’incidente:

Il 5 marzo 2018, Marc-André Leclerc e il suo compagno di cordata, Ryan Johnson, attraverso una nuova via sulla parete nord delle Mendenhall Towers (a nord di Juneau, Alaska), raggiungono la fragile ed esposta vetta. In cima, riescono a mandare messaggi tranquillizzanti alle rispettive compagne, soddisfatti della salita. E’ tuttavia Brette, che si trovava in un viaggio in Tasmania, a lanciare l’allarme, dopo diverse ore dall’orario di arrivo previsto al campo base, quando oltre il tempo limite non ha più ricevuto notizie da Laclerc. Le operazioni di soccorso iniziano, ma presto vengono interrotte a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Quando queste riprendono, vengono ritrovate alcune corde, probabilmente utilizzate per la discesa, sotto diversi metri di neve. Ciò suggerì che gli scalatori fossero rimasti vittime di una valanga, di una caduta di roccia o di ghiaccio staccatosi sopra di loro. Gli sci, però, vengono però rinvenuti in un’altra zona, il che non ha aiutato a comprendere la dinamica dell’incidente o della salita.

I corpi dei due alpinisti non furono mai rinvenuti, anche se si suppone si trovino sotto un largo crepaccio con segni ben visibili di un importante distacco a forma di V rovesciata, in direzione dei resti delle corde rinvenute.

 

Il film, da vedere per chi non l’ha visto, vede la partecipazione straordinaria dell’alpinista e compagna Brette Harrington, Alex Honnold, Reinhold Messner, Barry Blanchard.

 

Quando arrampico è difficile spiegare quale sia l’ingrediente magico … è quasi come se fosse una specie di innocenza e curiosità nell’ispirazione per l’avventura, che determina uno stato mentale aperto e ricettivo. È terribilmente difficile da spiegare. Un po ‘come è difficile ricordare l’esatta sensazione di essere un bambino che scopre qualcosa di meraviglioso e nuovo, perché è una sensazione troppo lontana dal nostro stato mentale “adulto” per coglierla davvero in modo tangibile.” – Marc-Andrè Leclerc

 

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