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Abalakov: spia russa o tecnica di ghiaccio?

Vitaly e Yevgeniy erano due fratelli nati nei primi del ‘900 a Yeniseysk, una cittadina della Siberia sulle rive dell’omonimo fiume, entrambi militari e grandi appassionati di alpinismo, nel 1938 furono entrambi arrestati dalla polizia segreta russa con l’accusa di ”diffusione di tecniche alpinistiche occidentali” e di essere spie tedesche. Eravamo nel pieno del regime comunista. Yevgeniy morí, probabilmente assassinato, nel 1948 a Mosca con nel suo curriculum la prima ascesa del Pic Lenin, suo fratello invece rimase in vita fino al 1986… il loro cognome? Abalakov.

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Se ve lo state chiedendo la risposta è sí, proprio “QUEL” Abalakov. Per la precisione fu Vitaly che, oltre ad alcuni sistemi di protezione a camme, inventò la tecnica su ghiaccio che prese il suo nome, tecnica portata in grande auge dai climber americani come Jeff Lowe negli anni ‘70, per poi diventare in seguito un vero e proprio standard per le calate su ghiaccio.

 

UNA V DENTRO AL GHIACCIO

Tanto semplice quanto geniale. L’Abalakov non è altro che una sorta di clessidra creata dal climber utilizzando una vite da ghiaccio.

Questa tecnica normalmente si utilizza per realizzare un punto di calata su ghiaccio, ma può anche essere utilizzato per creare una sosta o, se siamo a corto di chiodi da ghiaccio, anche un punto di protezione. Molti studi hanno confermato che l’Abalakov è più sicuro di una vite da ghiaccio nella discesa in corda doppia.

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COSA SERVE PER CREARLO

Preparare un Abalakov è davvero semplice, ma nonostante questo vi assicuriamo che vi servirà un po’ di pratica e allenamento prima di crearne uno al primo tentativo.

Il materiale necessario: un cordino di diametro minimo di 7mm, un gancio per abalakov come il Multihook di Petzl o lo Scorpio di Cassin,un coltello e una vite da ghiaccio di quelle da almeno 21cm.

 

COME SI REALIZZA

Si posiziona la vite nel ghiaccio con un’angolazione di circa 60° rispetto alla superficie del ghiaccio, si estrae la vite e ci si prepara a realizzare il secondo foro. Si misura una distanza uguale a circa una lunghezza di vite e si infila la stessa, sempre con angolo di 60°, ma nella direzione opposta in modo che vada a incrociare il foro fatto con il primo chiodo. A questo punto infilate il cordino da uno dei due fori e recuperatelo dall’altro utilizzando il Multihook  o lo Scorpio. Una volta che si hanno i due capi del cordino in mano si realizza un nodo inglese doppio ed eventualmente si  taglia l’eccedenza di cordino.

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A questo punto il nostro Abalakov è pronto e noi possiamo far passare la corda per calarci in doppia. Per maggiore sicurezza possiamo piantare una vite a cui assicurare il cordino dell’Abalakov, questo stratagemma naturalmente non sarà utilizzabile dall’ultimo climber a scendere in doppia, a meno di non voler abbandonare la vite. La resistenza dell’Abalakov dipende molto dalla qualità del ghiaccio, ma anche dal modo in cui è stato realizzato (distanza tra fori, angolo…). Attenzione agli abalakov sul posto: possono presentare danni non visibili e risultare pericolosi se riutilizzati. Come sempre vi consigliamo di effettuare qualche giornata in compagnia di una Guida Alpina per imparare tecniche fondamentali come l’Abalakov direttamente sul campo.

Climb safe.