bello plastica

Il bello della plastica

Il miglior modo per migliorare in arrampicata è arrampicare. Soprattutto se si vuole mantenere il “feeling” con la roccia, più si riesce a mantenere un contatto con la parete e più si tiene alta la capacità di leggere la via. Tuttavia, con l’incedere dell’autunno le giornate si accorciano, il clima cambia e non sempre si riesce a dedicare tutto il tempo necessario all’arrampicata outdoor. Ecco che le palestre, da questo punto di vista, svolgono un ruolo fondamentale nel mantenerci allenati da un punto di vista neuromuscolare.

Ecco che disponendo di un’ora e tre quarti il mercoledì pomeriggio da dedicare all’arrampicata, ci predisponiamo ad acquistare un comodo pacchetto di ingressi nella palestra più vicina. Non è come arrampicare in ambiente.. ma abbiamo bisogno di un cambio di prospettiva: come quando piove e riusciamo a pensare “almeno mi lava la macchina”. Te l’hanno rubata. “Ottimo, non devo più preoccuparmi di lavarla!”. Visione positiva, visione positiva. Ci sono moltissimi validi motivi per cui l’allenamento indoor è meglio di una umida gita fuori porta. Eccone solo alcuni.

 

  • Stesso posto, vie diverse

Quante volte abbiamo desiderato nuovi tiri nella falesia sotto casa? Invano abbiamo invocato chiodature e smottamenti geologici. Talvolta la desolazione è stata tale che ci siamo ridotti a mixare linee e interdire prese creando bizzarri frankenstein rocciosi che ci hanno visto salire il solito 6b prendendo solo gli appigli romboidali; o partire dalla prima via di destra per poi finire sull’ultima a sinistra zigzagando fra gli spit come naufraghi ubriachi. Invece varcando la porta scorrevole della nostra palestra preferita, non potremo che rallegrarci della crescita spontaea di itinerari fiammanti che aspettano solo le nostre mani.

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  • Tempo clemente, sempre

In montagna tradizionalmente ci si veste a strati. Ogni stratificazione corrisponde a un livello di temperatura esterna a cui, stolti, ci sottoponiamo pur di andare a scalare. Guscio in goretex, pantaloni felpati idrorepellenti, maglia termica, sottomaglia termica, calzamaglia, maglia della salute. E sotto questa sedimentazione che ci consente di scalare a -7 (ma anche a + 10 a seconda della freddolosità soggettiva), sepolto sotto quattordici sfoglie di tessuto c’è un climber che in cuor suo desidera solo arrampicare leggero e seminudo senza il timore di perdere tre dita. Be, nessuno ha mai perso nemmeno una falange in una palestra di arrampicata. Riscaldati dall’aria condizionata e baciati da una tiepida luce al neon, potremo finalmente sfoggiare un micro top sgargiante che mette in evidenza i nostri bei dorsali.

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  • Minor spreco di tempo, maggior vicinanza ai servizi

La principale pecca degli sport outdoor, arrampicata compresa (e non parliamo dell’alpinismo) è che minuti, ore, giorni interi vengono scialacquati nell’avvicinamento all’attività stessa. Le persone efficienti, avvezze a monetizzare i secondi, non sono abituate a buttare via così le proprie giornate. Occupare la pausa pranzo a tirare prese, invece, equivale a ottimizzarle. Le palestre inoltre non sorgono solitamente in mezzo a lande selvagge (dove oltretutto rischiamo ogni volta di perderci e finire incastrati fra i rovi) e ci offrono la possibilità di coniugare l’allenamento alla spesa o al lavaggio della macchina.

 

  • Allenamento più efficiente

Non trascurabile, il vantaggio di allenarsi in maniera più metodica non disturbati da chiacchierate e paesaggi. È innegabile che arrampicare all’esterno, in buona compagnia, porti spesso a tutta una serie di occupazioni che trascendono la scalata. E la scelta stessa delle vie sovente non risponde ai giusti criteri. Chi te lo fa fare di salire un camino se devi rinforzare gli avambracci? Serve davvero quello spigolo estetico a potenziare i pettorali?

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  • Meno dubbi sui piedi

Le sfumature della roccia possono essere suggestive, ma certo non aiutano a capire senza esitazioni dove poggiare la punta delle scarpette. Il nostro rocciodromo in questo ci viene incontro: “il 7a è quello con le prese fuxia” e le perplessità spariscono.

 

  • Meno dubbi in assoluto

Tutte quelle storie sull’importanza di leggere la via. La verità è che la numerazione progressiva degli appigli sul pannello, imprescindibilmente condita da puntuali indicazioni (16 mano dx, incrocio, 17 mano sx) dovrebbe essere la prassi anche sulla disordinata roccia naturale. Di sicuro le buone prestazioni aumenterebbero e non ci ritroveremmo come al solito con le mani invertite e i piedi al contrario. Se avessimo voluto praticare uno sport di strategia ci saremmo dati agli scacchi.

 

Sentieri, cieli, labbra screpolate, silenzi, sole sulla schiena, sole negli occhi, vento, panorami, freddo, alberi, vuoto, roccia abrasiva, rossa, grigia, scivolosa, perfetta, viva. Ne possiamo tranquillamente fare a meno!?