Cosa ha fatto Alex Honnold su El Capitan

Per chi non lo conoscesse Alex Honnold è considerato unanimemente il più forte free soloist al mondo. Honnold si è specializzato da diversi anni in questo stile di arrampicata estremo che non prevede l’utilizzo di nessun dispositivo di assicurazione, per cui ogni minimo errore si paga con la morte.

Ha già compiuto imprese pazzesche, portando il limite tecnico (ed il grado) sempre più su, in condizioni di free solo, per esempio nel 2015 per il suo 29esimo compleanno ha compiuto in free solo 290 monotiri:

Nel 2014 ha chiuso in 3 ore El Sendero Luminoso, la via fino a quel momento, più difficile mai realizzata in free solo:

Con Tommy Caldwell ha effettuato la storica traversata di tutte le cime del Fitz Roy in Patagonia:

Solo per citare alcune imprese.

La sua realizzazione su El Capitan, nello Yosemite il 3 giugno 2017 ha sconvolto il mondo dell’arrampicata e sono numerosi i commenti di chi la indica come la “più grande impresa nell’arrampicata moderna”, in grado di spostare l’asticella delle difficoltà alpinistiche ad un livello così alto da rimanere “imbattuta” per molti anni a venire.

Veniamo ai fatti: la mattina di sabato 3 giugno Alex Honnold ha scalato Freerider, una via di 7c lunga 900 metri su El Capitan. Una via già di per sè difficilissima da scalare e con poche ripetizioni all’attivo. Alex Honnold l’ha scalata in free solo in meno di 4 ore. Che Honnold fosse un marziano lo si sapeva già, ma sono numerosi quelli che dicono che una scalata così non si era mai vista, per grado di difficoltà, lunghezza, tipologia di arrampicata, esposizione e soprattutto stress mentale.

Alex Honnold ha passato un anno a prepararsi per la nuova arrampicata, allenandosi in difficili vie di arrampicata tra Europa, Cina, Stati Uniti e Marocco, e già nel novembre 2016 aveva provato a fare la Freerider in free solo rinunciando dopo meno di un’ora. Dopo esserci riuscito, ha detto: «Anni fa, quando pensai per la prima volta al free solo del Freerider, c’erano una mezza dozzina di punti che mi facevano pensare “oddio, questo fa paura”, ma poi ho allargato la mia comfort zone fino a quando quegli obiettivi che sembravano totalmente folli sono diventati possibili» (ci piacerebbe sapere qual’è la sua “comfort zone” !). Tommy Caldweel, un altro noto arrampicatore, amico di Honnold ha detto che quello che ha fatto Honnold a El Capitan sta all’arrampicata così come l’allunaggio sta all’esplorazione spaziale.

 

Freerider è una via piena di zig zag che segue diverse fessure e crepe, alcune spalancate, altre minuscole. Salendo, Honnold ha dovuto passare dentro camini, camminare in punta di piedi su delle cengie strettissime ed affrontare singoli fino al 7c. Ha mantenuto l’autocontrollo mano a mano che saliva da solo per centinaia di metri eseguendo complicate sequenze di arrampicata durante le quali basta un dettaglio fuori posto a decidere tra la vita e la morte. I migliori scalatori sottolineano l’abilità unica che ha Honnold nel rimanere calmo ed analitico anche in situazioni così critiche e pericolose, una capacità che ha sviluppato in 20 anni di attività.

el capitan freerider

Schizzo di via di Freerider – El Capitan

La comunità americana dei climber ha discusso per anni sulla possibilità che El Capitan fosse effettivamente scalabile in free solo, ma solo altre due persone si sono dette pubblicamente interessate a compiere un tentativo. Una è Michael Reardon, rimasto vittima di un incidente nel 2007 quando è annegato dopo essere precipitato da un dirupo a picco sul mare in Irlanda. L’altra è Dean Potter, anche lui deceduto in un incidente di base jumping con tuta alare a Yosemite nel 2015.

Solo Alex Honnold, sullo scenario mondiale, sembra avere la capacità non solo tecnica e fisica, ma mentale, di controllare la paura come lui. Il suo autocontrollo di fronte a situazioni di pericolo è oggetto di studio da parte di un gruppo di neuroscienziati interessati a capire se il suo cervello si differenzia in qualche modo dalla normalità.

Certo, c’è da dire che per compiere le sue imprese, di cui poi noi vediamo un semplice estratto video della durata di alcuni minuti, Alex Honnold effettua una accurata preparazione che include allenamenti quotidiani intensi, studio e ripetizione delle sequenze esatte da compiere nei punti chiave delle vie che Honnold memorizza alla perfezione.

Come sempre in imprese del genere, sorgono da un lato attestati di stima e dall’altro emergono voci critiche di chi sostiene che non debba essere quella la strada da intraprendere nell’alpinismo del XXI secolo. Noi, comuni arrampicatori mortali, facciamo fatica a dare “patentini” alpinistici a questo o a quello stile, se trattasi di free solo in cui Honnold primeggia o speed climbing (specialità in cui è stato leader mondiale il compianto Ueli Steck) e non ci arrischiamo a dare giudizi morali sulla legittimità di uno stile così rischioso ed estremo, rimaniamo anche noi ammirati e stupiti e basta, chiedendoci… e adesso? dopo di questo cosa si potrà ancora fare?

 

L’ascensione di Alex Honnold  è stata documentata in un film di National Geographic che ne ha ricavato un film documentario che andrà in distribuzione questo autunno.

Qui il trailer: