tendinite

Le tendinopatie dell’arrampicatore

Cruccio di ogni climber è la tendinopatia con cui prima o poi ci troviamo a fare i conti.

E se è vero che l’età non si misura in anni ma in tendiniti, è anche vero che conoscerne bene le cause che ne determinano l’insorgenza, aiuta a prevenirle ed a curarle nel modo migliore.

 

Innanzitutto: -patia significa “sofferenza” e richiama il verbo “patire”. Tendinopatia quindi è un termine molto generico che indica una patologia al tendine.

Il suffisso –ite dopo una parte anatomica, cioè messo alla fine della parola, designa uno stato infiammatorio di quella parte anatomica. Se polmonite significa banalmente infiammazione ai polmoni  ecco che tendinite significherà ancora più banalmente infiammazione ai tendini.

In modo simile il suffisso –osi, sempre dopo una parte anatomica, indica nella maggioranza dei casi una condizione degenerativa della parte anatomica in questione. Appunto, trombosi, artrosi e quindi tendinosi.

tendinite

I tendini sono strutture composte di collagene che fissano i muscoli alle ossa. È grazie ai tendini che la contrazione muscolare viene trasmessa alle articolazioni e che il movimento può avere luogo.

“Sivite” invece riguarda la guaina sinoviale. Si tratta di una guaina che, in alcune parti del corpo come ad esempio le dita della mano e i piedi, circonda i tendini.

Gli epicondili sono sporgenze del gomito dalle quali originano diversi tendini dei muscoli della mano. Per raggruppare le patologie legate a questi tendini viene utilizzato quindi come termine il loro punto di origine sul gomito.

tenosinovite

 

È molto importante sapere di cosa si sta parlando, molto spesso queste diverse patologie del climber si susseguono o sommano l’una all’altra creando difficoltà nella diagnosi.

Tra i disturbi veri e propri la grande divisione si trova proprio tra tendinite e tendinosi, ovvero tra infiammazione e processo degenerativo.

 

Infiammazioni

L’infiammazione è il primo meccanismo di difesa del corpo contro i danni ai tessuti. Si crea nelle ore immediatamente successive a un trauma o a sollecitazioni diventate eccessive e serve in realtà a stimolare la guarigione ed evitare infezioni. Il flusso di sangue aumenta nella zona causando gonfiore e/o tumefazione, aumento della pressione e della temperatura locale e dolore ma al contempo anche attivazione di macrofagi e produzione di anticorpi. Una tendinite, cioè un’infiammazione ai tendini, è per questo riconoscibile: fa male al movimento e al tocco, è spesso gonfia e “calda” e molto dolorosa. Non volendoci sostituire al consulto medico ci limitiamo a informarvi che i rimedi più comuni per un’infiammazione sono riposo e compressione, un uso sapiente di ghiaccio subito dopo la lesione e di antinfiammatori nei giorni successivi.

tendinite

Processi degenerativi

Tutto un altro discorso i processi degenerativi. Probabilmente le lesioni in assoluto più diffuse nella popolazione dei climber ma anche più facili da evitare. Stiamo parlando di alterazioni che progrediscono lentamente col tempo e che sono direttamente correlate ad un regime di allenamento sbagliato. Sforzi troppo intensi sostenuti per settimane e mesi, ripetute infiammazioni minori mal curate, inadeguato recupero, mancanza di tecniche funzionali come stretching e training degli antagonisti. Tutto ciò crea un circolo vizioso nel quale il tendine è sempre meno in grado di adattarsi allo sforzo e allo stesso tempo possiede una ridotta capacità di ripararsi dai danni causati dallo sforzo stesso. Questa alterazione strutturale provoca una perdita di elasticità, minore vascolarizzazione e apporto di nutrimento. Ecco gli ingredienti di una tendinopatia cronica.

 

Non esistono categorie di arrampicatori più o meno colpite dalle tendinosi: si tratta di un disturbo “democratico”, che affligge climber alle prime armi e veterani della falesia.

Per quanto riguarda i principianti, un motivo di questo sta nel fatto che i tendini ci mettono in media il quadruplo del tempo ad adattarsi al sovraccarico rispetto ai muscoli. Se nei primi mesi di arrampicata la forza e la coordinazione migliorano rapidamente, i tendini rimangono un po’ “indietro” e sono per questo più soggetti a processi infiammatori e degenerativi.

 

Chi arrampica da diverso tempo invece è portato ad avere consolidate tutte le cattive abitudini che da principiante non ha provveduto a correggere. Diversi studi hanno trovato una correlazione tra il numero di anni di arrampicata e l’insorgenza di processi degenerativi. Una ragione di questo è sicuramente il fatto che la tendinopatia cronica ha bisogno di tempo per svilupparsi e rendersi “visibile”.

Per gli stessi motivi elencati di sopra i tendini sono anche più lenti a guarire. Una tendinopatia cronica impiega dai 6 mesi a più di un anno per guarire. Senza la giusta riabilitazione c´è addirittura il rischio che non guarisca del tutto ma che le fibre tendinose più convolte nel gesto arrampicatorio mantengano l’alterazione cellulare.

 

Come limitare infortuni e lesioni

Siamo quindi destinati a lesionarci per la natura stessa del nostro sport? Non necessariamente. Un approccio intelligente è tutto quello che serve per limitare il rischio di queste fastidiose tendinopatie. Più che mai la prevenzione è in questo caso la migliore cura che possiamo seguire.

Non ci stanchiamo mai di ripeterlo: esistono tutta una serie di comportamenti “rischiosi” per i tendini e in generale per il nostro benessere che possono venire, se non del tutto evitati, almeno limitati.

  • Allenatevi a secco con criterio e senza esagerare.
  • Dormite e mangiate in modo sano e corretto.
  • Dedicate i giorni nei quali non potete arrampicare a del vero riposo fisico e non stressatevi troppo.
  • Se è tanto che non arrampicate ricominciate con calma, non buttatevi subito sulle vie che facevate a vista quando eravate più in forma.
  • Inserite nel vostro training delle sessioni di stretching e rilassamento o yoga.
  • Allenate i muscoli antagonisti.
  • Non ignorate i segnali del vostro corpo. Esatto, proprio quei fastidi lievi ma persistenti quando arrampicate o quella sensazione di gonfiore che ormai non va più via.
  • Non abbiate paura di visitare uno specialista.

 

Arrampichiamo perché ci piace e ci diverte. Dedicare qualche ora del nostro tempo alla prevenzione ci permetterà di continuare a divertirci per tutta la vita senza essere costretti a lunghe interruzioni o a veri e propri stop.

Climb healthy