MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA

Mollare tutto ed andare ad arrampicare in Patagonia: un mese dopo.

Mollare tutto ed andare ad arrampicare in Patagonia: se non hai seguito la storia dall’inizio, la puoi leggere qui.

 

 

NEL BEL MEZZO DI UN SOGNO: aggiornamento di metà viaggio

È passato ormai un mese e mezzo da quando il carrello dell’aereo si è staccato da terra ed abbiamo iniziato questa nuova avventura. Lasciandoci alle spalle la quotidianità, gli amici, il lavoro e le nostre montagne. Abbiamo chiuso gli zaini riempiendoli solo dell’indispensabile per questa avventura: il materiale alpinistico e i nostri sogni. Sogni che ormai da anni erano chiusi in quel cassetto impolverato. Tante volte abbiamo cercato di aprirlo, ma, un po’ per paura di non essere pronti, un po’ per le catene mentali che ci tenevano imprigionati, erano sempre rimasti li, fermi, ad aspettare che prima o poi qualcosa accadesse.

MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA
La nostra idea principale era quella di poter viaggiare lungo tutta l’Argentina “haciendo dedo”, così chiamano l’autostop gli argentini. In molti ce lo avevano però sconsigliato, suggerendoci piuttosto l’acquisto di un auto o l’uso degli autobus di linea, viste le lunghe distanze da coprire senza incrociare anima viva. Noi però, cocciuti come al solito, abbiamo voluto fare di testa nostra e, preso un autobus per uscire dalla grande metropoli di Buenos Aires, ci siamo piazzati  con armi e bagagli a bordo strada ed abbiamo levato il pollice in aria.

MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA
Pollice che abbiamo tenuto alzato per i successivi tre giorni e 1200 km, raggiungendo così Los Arenales, prima tappa di questo viaggio arrampicatorio.
E poi? E poi ancora dedo, dedo e solo dedo, sempre verso Sud, raggiungendo e scalando i più belli e famosi spot di arrampicata argentini, come il Cañon del Atuel, il Frey e Piedra Parada.

MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA
Più si scende a Sud più gli spazi diventano grandi, ma non solo, le attese ed il vento non sono da meno. Comincia così a disegnarsi nella nostra testa l’idea di prendere un autobus fino ad El Chaltén, ultima e più importante tappa del viaggio.
Arrivano anche i primi momenti di sconforto, forse avevano ragione, nel Sud della Patagonia è impossibile fare autostop… Passiamo un giorno intero ad aspettare, lungo la Ruta 40, seduti sopra gli zaini che rischiano di essere trascinati in strada dal vento, non ne possiamo più, siamo in mezzo al nulla e la nostra voglia di arrivare ad El Chaltén è alle stelle.

MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA
Dopo quel lungo e difficile giorno la “suerte” si accorge di due pazzi lì imbambolati a lottare contro il vento e ci mette davanti un camion cileno, che ci porta fuori da quella zona deserta ed inospitale. Grazie poi ad altri due successivi passaggi, il 17 novembre alle ore 1:30 di mattina, apriamo la portiera e scendiamo dall’auto per l’ultima volta. Siamo ad El Chaltén! Ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti a viaggiare solo ed interamente facendo autostop e, cosa non da meno, sembra esserci una finestra di bel tempo per tentare di salire in quota.
Il giorno successivo siamo già con gli zaini in spalla, camminando verso quel sogno che avevamo messo nello zaino prima di partire: il Cerro Fitz Roy.

MOLLARE TUTTO ED ANDARE AD ARRAMPICARE IN PATAGONIA
Nonostante il clima perfetto però, le condizioni di ghiaccio e neve non sono buone, rallentiamo di molto la tabella di marcia e decidiamo così di rinunciare alla salita.
Ora, mentre scrivo, il vento fischia attraverso gli stipiti della porta malmessa della nostra camera. Mi affaccio alla finestra, in lontananza si vede il Fitz Roy con la Poincenot sulla sinistra, riesco a scorgere il punto esatto in cui abbiamo deciso di calarci, continuo a pensare se abbiamo preso la decisione giusta, forse dovevamo provarci lo stesso?
Intanto le nuvole nel giro di qualche minuto hanno già coperto tutto il massiccio, mi verso un altro mate e ricomincio a fare quello che la maggior parte degli alpinisti fa qui ad El Chaltén: aspettare e sognare.

 

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