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Prese rotte e vite perse, come si muore facendo free solo

Free Solo è il film del 2019 sull’arrampicata. Vincitore del premio Oscar come miglior documentario, rappresenta le gesta di Alex Honnold, probabilmente se non sicuramente il più forte free soloist al mondo, che scala senza alcun tipo di protezione una via di 900m con delle difficoltà tecniche elevatissime.

Alex Honnold è un fenomeno. Se si parlasse di formula uno sarebbe come Ayrton Senna, o come Pelè se si parlasse di calcio. Fa classifica a sé e nell’ambito del free solo quasi nessuno si avvicina alle sue performance in termini di difficoltà e rischio. In questo contesto Alex Honnold è un vero professionista che si allena tutti i giorni, si prepara maniacalmente alla scalata, la studia, ne esamina e prova i passaggi più duri e incerti calandosi dall’alto. Insomma, noi vediamo il “prodotto finito” della scalata in free solo e non vediamo tutto il lavoro che ci sta dietro.

free solo

Alex Honnold è la punta dell’iceberg di un’attività che vede anche climber non professionisti, o comunque non così noti, cimentarsi con il free solo. Qualcuno sostiene che proprio la promozione di atleti come Alex Honnold stia rappresentando un incentivo per le persone ad iniziare questa attività. Non sappiamo dire se sia così o meno, possiamo comunque dire che non ci sono solo film premiati agli Oscar e che in giro per il mondo ci sono climber che muoiono per banali incidenti in free solo.

austin howell

Questa è la storia di Austin Howell, climber la cui fama era cresciuta negli ultimi anni, grazie ad un video dove arrampicava sì senza protezioni ma anche senza vestiti, il che aveva suscitato alcune polemiche ma anche tanta simpatia per lui:

“Se non era per il free solo, sarei già morto”, questo scriveva Austin Howell, il 31enne climber e tecnico di lavori in quota, il 1 aprile sul suo blog. Sfortunatamente il free solo, che lo aveva aiutato nella sua lotta contro la depressione, è stato la causa della sua morte.

Domenica 30 giugno Austin Howell ha scalato in free solo Dopey Duck, una via di tre tiri di 6a e Golden Rule, una via sempre di tre tiri ma di 6c, mentre il suo amico Ben Wu scattava foto alle montagne di Shortoff in Linnville Gorge, North Carolina. Wu è rientrato a casa mentre Howell ha attaccato un’altra via in free solo ad una cinquantina di metri da Dopey Duck, probabilmente Energizer, una via di 7a.

Alle 11.30 circa, Riley Collins, che stava scalando su Dopey Duck sentì Howell urlare “No!”. Howell è caduto da 30 metri probabilmente dopo che una presa si è staccata. Riley ed il suo partner si calarono immediatamente. Raggiunto Howell cercarono di rianimarlo ma non c’era battito cardiaco. Chiamarono i soccorsi che arrivarono circa 90 minuti dopo. Alle 13.30 Howell è stato dichiarato morto.

“Il controllo che ho acquisito in parete si è trasferito nella mia vita di ogni giorno” scrisse Howell nel suo blog il 1 aprile. Howell soffriva di depressione e bipolarismo e spesso scriveva nel suo blog come il free solo lo aveva aiutato a combattere queste malattie. Postava diversi video delle sue scalate sul suo canale youtube.

austin howell

Pur non essendo un professionista come Alex Honnold, Howell era un free soloist esperto, che aveva scalato senza protezioni una settantina di vie. Gli amici riportano come studiasse le vie prima di attaccarle e che in precedenza aveva abbandonato la scalata, disarrampicando, quando si stava rendendo conto che la via diventava per lui non sicura. Il Suo amico Sam Burchett dichiara: “Pensavo che non sarebbe mai accaduto, per tutte le volte che l’ho visto abbandonare un free solo, se non era sicuro di quello che stava facendo. Una presa rotta era l’unica causa possibile perché potesse accadere”.